Recensioni

“Per l'artista messinese il quadro, il foglio da disegno e la ceramica sono un campo di forze, immagine della sa coscienza, lo erano stati nel passato allorché i valori di spazio, di luce, di colore e di segno erano "giocati" sul ritmo costruttivo circolare e sulla sintesi trasfiguratrice. Ora il tormento ha ceduto il posto all'inno, in un non apparente bisogno di maggior equilibrio, di proporzione, di armonia e probabilmente di pace. Non è un punto d'arrivo ma un aggancio vigile e attento al paesaggio e alle figure mutevoli come la vita affinché siano sempre misurate e spontanee. Nature morte che paiono vive, figure di contadine: attingendo alla profonda e valida conoscenza del disegno Giovanni Guglielmo raffigura uomini e cose come fossero e sono presenze reali e i colori si accendono al posto e al momento giusto, ravvivando la realtà e la poesia. Mai eguale e proteso verso un sogno che i avvera egli ricostruisce, attento ed equilibrato, le segrete armonie delle variopinte immagini senza mai lasciarsi ingannare o ingannare se stesso, contento di procedere con una tenerezza emotivamente pien di magiche sospensioni, perciò sorgiva e serenamente interiore.” (Antonio Oberti)

“Soggetti del discorso di Guglielmo sono l'armonia compositiva, il contrastante gioco dei piani, il ritmo costruttivo, i toni delle patine e dei colori; tutto ciò esposto con linguaggio essenziale e personale, che non è mezzo per l'espressione di una verità interiore e nascosta o di un arcano messaggio, bensì strumento d'affermazione di uno stile coerente. In altre parole cioè l’artista, nel concepire l’opera, avverte la necessità di un determinato ritmo, di una certa intensificazione o diminuzione di esso scompone così l’unità dell’idea originaria e la ricompone dopo averne individuati e sintetizzati gli elementi. Ecco che la sua opera, e in particolare la sua ceramica, può essere considerata una sintesi continua in cui tutto il precedente, pur sopravvivendo nei propri elementi costitutivi, si trasfigura fondendosi in un tutto unico ed organico.” ( Santi Carbonaro)

“Secondo le origini classiciste della pittura e la tradizione accademica, in linea con l’insegnamento fiorentino e romano, continua a considerare il disegno, insieme al colorire; il fondamento di tutte le arti. Docile all’esempio michelangiolesco e cosciente dei valori espressi nell’arte dalla tradizione veneziana, dà al colore pari importanza che al disegno. Tuttavia conscio del valore delle innovazioni leonardesche prima e caravaggesche poi, che esaltano il valore della luce e dei piani per esaltare prima di ogni altra cosa il valore della vita, e dell’impressionismo e dell’espressionismo francese, che oltre al disegno che racchiude il modellato vedono le linee del reale vivente prive di forma geometrica lineare ma costituite da mille tocchi circolari o ellittici che da lontano determinano il moto, usa per le sue realizzazioni di un disegno scavato ed a strutture curvilinee e paraboliche e di colori aciduli che conferiscono all’immagine un ritmo esistenziale accelerato per una idea di eterno. Tutto ciò lo porta a personalissime raffigurazioni di soggetti immersi entro spazi intimi e decorativi che si evolvono nondimeno fino a raggiungere forme precise, dure ed agitate che rappresentano una piacevole rottura con l’abitudine a forme diverse che per secoli l’arte ci ha fatto considerare quasi essenziali.” (Antonino Bombara)

1 commento:

saaalvy ha detto...

Buongiorno professore,
Sono Salvatore Naso (spero si ricordi), suo ex alunno all'Archimede. Mi fa moltissimo piacere scovare per caso oggi il suo blog, vetrina delle sue doti artistiche.

Le faccio i miei più cari saluti.
Salvy